Il Bazar della prostituzione

Le nostre strade, un grande Bazar. Il denaro, il potere e il commercio. Questi sono i tre ingredienti che scatenano il grande fenomeno dell’immigrazione clandestina. Un film dell’orrore con molti attori che attivamente partecipano al business.
Traffici illeciti che hanno come oggetto di mercato gli esseri umani.
Nuovamente la Nigeria è una delle grandi piattaforme che fornisce materia prima a questi mercanti spietati. E così il Bazar prende vita nelle nostre strade, di notte alle fermate degli autobus o durante il giorno in appartamenti, lungo il ciglio di una strada che costeggia un campo coltivato…
Donne vendute per pochi euro passando da un mercante all’altro fino ad arrivare al consumatore. Vite spezzate testimoniano che l’inferno è anche sotto casa. Un Bazar alimentato dalla sua continua domanda che trova sempre una pronta offerta di mercato. Una società che fa finta di nulla e volta lo sguardo altrove dedicandosi ai “drammi umanitari” dei non attracchi ai porti italiani senza curarsi da cosa quei drammi sono alimentati.

Bambine nigeriane vendute come schiave salvate dal mare ma con un destino ancor più terribile…

Samirah: «Sono arrivata in Italia senza sapere nulla, mi hanno detto che dovevo pagare un debito e per questo dovevo prostituirmi. Ma io non volevo, non ero mai stata con un uomo. Io ho 14 anni. Così mi hanno fatto violentare da più persone, anche utilizzando degli oggetti. Stavo male, sanguinavo. Mi hanno curato sotto una doccia con il sale. Poi mi hanno messo sulla strada».

Kubra: «Sono arrivata a Lampedusa dalla Libia. Mi hanno reclutata nel mio villaggio a Benin city. La mia famiglia non se la passa bene e così ho deciso di partire. Durante il viaggio mi hanno fatto parlare con la madame che mi ha detto che avrei dovuto pagare 35 mila euro di debito per il viaggio. In Libia sono stata picchiata di continuo. In Italia mi hanno prelevato dal centro di accoglienza e portata a Castelvolturno. Qui mi hanno obbligato a prostituirmi. E’ stata una mia amica ad insegnarmi come si fa perché io non sapevo nulla. Mi hanno violentata tre volte e sono anche stata derubata. Finora non sono stata in grado di pagare nulla del mio debito e sono terrorizzata. Mi minacciano di continuo e io non so che fare».

Una società che punta il dito ma che non si crea problemi nel trasformarsi in consumatore del Bazar senza rendersi conto che il suo vile consumo è il vero problema scatenante da eliminare.
Una società che giustamente condanna i mercanti, ma che dovrebbe guardarsi dentro e condannare anche il suo essere consumatore.

 

di: Emmanuele Di Leo