Manuela Miraglia

25 Febbraio 2022

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FIGLI DI MATERNITÀ SURROGATA: IN UCRAINA VITTIME DUE VOLTE

FIGLI DI MATERNITÀ SURROGATA: IN UCRAINA VITTIME DUE VOLTE

Considerata come la culla dell’utero in affitto, oggi l’Ucraina è purtroppo teatro di guerra. Che ne sarà di quei bambini già commissionati, appena nati o in procinto di nascere?

Un giorno della scorsa settimana, una madre surrogata incinta in Ucraina ha chiamato un avvocato con una richiesta anomala: se fosse scoppiata la guerra, i genitori biologici del bambino che portava in grembo avrebbero potuto costringerla a lasciare il paese? Questi volevano che andasse nella vicina Georgia per il resto della gravidanza. Lei non avrebbe però abbandonato i suoi figli.

Sergeiy Antonov, un avvocato ucraino, ha raccontato che è stato contattato da almeno due coppie con la stessa richiesta. “Le madri surrogate – ha spiegato – hanno i loro bambini e non possono lasciarli per spostarsi in un altro Paese”. I contratti che hanno firmato però potrebbero prevederlo.

Torniamo alla domanda iniziale: i bambini già nati e in attesa di essere prelevati che fine faranno?
Ricorderete probabilmente cosa successe durante il lockdown del 2020, quando il centro specializzato di procreazione assistita Biotexcom aveva letteralmente parcheggiato oltre 60 bambini nati da maternità surrogata nell’hotel Venezia a Kiev, adibito a nursery improvvisata, in attesa dello sblocco agli arrivi internazionali delle coppie committenti .

Adesso però è guerra e intere famiglie stanno cercando di lasciare il paese, madri e padri cercano di portare in salvo i propri figli.
Ma quale sarà la sorte di questi bambini se i genitori committenti non potranno raggiungerli?

Non preoccupatevi, Biotexcom garantisce per la loro sicurezza e per il proprio business anche in guerra. È del giorno precedente all’attacco russo un video pubblicato, dalla stessa società, di un rifugio antiatomico dove i bambini sarebbero stati custoditi in caso di guerra. La clinica assicurava che le attività di maternità surrogata in Ucraina proseguivano con regolarità, «non ci sono motivi per farsi prendere dal panico, né per gli ucraini né per gli stranieri qui». La clinica diceva inoltre di essere «molto grata a chi sta confermando i trasferimenti di embrioni» a Kiev.

Una violenza inaudita quella dell’utero in affitto, che ferisce nel profondo, oltre che la madre, sfruttata e comprata, anche il bambino, oggetto di un contratto che lo priverà per sempre del suo diritto fondamentale di rimanere con entrambi i genitori biologici.
Oggi questo delitto assume aspetti ancora più tragici.